Ocean Cleanup: lanciato il dispositivo System 001
Ci sono voluti 5 anni di ricerche e di test attenti, per ideare System 001 “Wilson”: un dispositivo da 20 milioni di dollari realizzato dall’organizzazione no-profit olandese Ocean Cleanup che ha l’obiettivo di ripulire gli oceani dai rifiuti gettati nelle acque. La prima area da raggiungere e pulire è il Great Pacific Garbage Patch: un ammasso di rifiuti che si trova tra la California e le Hawaii, costituito da circa 1,8 trilioni di detriti sparsi – tra cui 87 tonnellate di plastica. System 001 “Wilson” rappresenta il primo sistema di pulizia degli oceani mai costruito al mondo ed è partito lo scorso 8 settembre dalla baia di San Francisco, per una prima fase sperimentale di due settimane che avrà luogo nelle acque della città californiana; dopo di che raggiungerà il mare aperto, a 1200 miglia nautiche al largo della costa.
Boyan Slat, fondatore di Ocean Cleanup e ideatore del progetto, commenta così questo primo risultato raggiunto: “Sono estremamente grato per l’eccezionale quantità di supporto che abbiamo ricevuto negli anni passati dalle persone, a livello mondiale. Questo ci ha permesso di sviluppare, testare e lanciare un sistema che potenzialmente può iniziare a ridurre questo disastro ecologico. Ciò mi rende fiducioso del fatto che, se riusciamo a far funzionare la tecnologia, la pulizia verrà portata a termine”.
Ocean Cleanup: il Great Pacific Garbage Patch
Il Great Pacific Garbage Patch, chiamato anche Pacific Trash Vortex, è un’enorme macchia di rifiuti che si trova nell’Oceano Pacifico e che per dimensioni può essere paragonata all’estensione della Francia moltiplicata per 3 volte. Questa gigantesca “isola” di immondizia rappresenta la zona più inquinata di tutto il Pacifico e comprende una grossa quantità di rifiuti plastici. Questi ultimi, se lasciati circolare, avranno un impatto molto negativo sugli ecosistemi, sulla nostra salute e sulle economie globali. È quindi fondamentale cercare anzitutto di moderare la produzione di rifiuti, ma anche provvedere a ripulire ciò che ormai è già stato accumulato nei mari.
Attualmente, infatti, ci sono più di 5 bilioni di pezzi di plastica che inquinano l’Oceano, accumulati in cinque enormi “macchie” di scarti. L’obiettivo di Ocean Cleanup è proprio quello di ripulire le acque, partendo dal Great Pacific Garbage Patch: utilizzando i dispositivi di Ocean Cleanup, i rifiuti che costituiscono quest’isola potrebbero essere ridotti del 50% entro cinque anni – secondo le previsioni dell’organizzazione no-profit olandese. Un piano certamente ambizioso, che abbatterebbe di molto anche i costi di pulizia che verrebbero spesi con l’utilizzo di metodi più tradizionali.
Ocean Cleanup: rimozione 90% di plastica entro il 2040
System 001 è solamente il primo dei dispositivi che Ocean Cleanup intende utilizzare per ripulire le acque degli oceani. Costituito da un tubo di gomma galleggiante lungo oltre 600 metri e da una gonna sottostante lunga 3 metri, il sistema rappresenta una vera e propria “barriera artificiale” che sfrutta la corrente marina unita all’azione di vento e onde, staccandosi da un rimorchiatore e assumendo una forma a U per inglobare la plastica e trasportarla sulla terraferma. Una volta prelevati dal mare, i rifiuti vengono riciclati o utilizzati per la produzione di nuovi oggetti: dalla vendita di questi ultimi, in particolare, vengono ricavati fondi per finanziare nuovi progetti di Ocean Cleanup.
L’obiettivo di Boyan Slat è quello di creare, nei prossimi 5 anni, almeno una dozzina di nuovi bracci galleggianti per arrivare a ripulire metà del Great Pacific Garbage Patch. Questi sistemi, infatti, fanno sì che la plastica non vi passi attraverso ma venga intrappolata e trasportata. Sia i rifiuti plastici sia il galleggiante sono guidati dalla corrente marina, ma il vento e le onde spingono in avanti solamente il sistema: quest’ultimo, muovendosi più velocemente della plastica, riesce quindi a catturarla. Il braccio riesce a trattenere sia i pezzi di plastica di dimensioni più ridotte (alcuni millimetri) sia più grandi (incluse le reti da pesca abbandonate, lunghe alcune decine di metri). I modelli mostrano che, grazie a un’azione congiunta su vasta scala, questi sistemi saranno in grado di rimuovere il 90% della plastica degli oceani entro il 2040.
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