Moda ecosostenibile: la campagna di Greenpeace
Il settore del fashion, negli ultimi anni, sta facendo significativi passi avanti nei confronti dell’ambiente. Nonostante l’industria tessile sia la seconda più inquinante al mondo (dopo quella del petrolio), infatti, si può iniziare a parlare di moda ecosostenibile. I brand e le aziende produttrici, dunque, hanno cominciato a porre maggiore attenzione alle scelte e ai comportamenti che attuano nel proprio settore. Tra i marchi più famosi che hanno sposato la causa dell’ecosostenibilità ci sono, ad esempio, Stella McCartney, Patagonia, Esprit, Vivienne Westwood e Timberland. Queste aziende si stanno dimostrando delle vere e proprie eccellenze anche nel mondo dell’ecosostenibilità, in quanto si accertano che il processo produttivo sia effettuato nel pieno rispetto dell’ambiente, della responsabilità sociale e dei diritti umani.
Greenpeace ha aperto la strada ecosostenibile a molte imprese, grazie a un’iniziativa e una denuncia nei confronti dell’inquinamento prodotto dal mondo della moda. L’associazione, infatti, nel 2011 ha effettuato una ricerca in alcune industrie tessili in Cina, denunciando il rilascio di ingenti quantità di sostanze altamente dannose nelle acque dei principali fiumi (attraverso gli scarichi). Queste scorie hanno effetti negativi non solo sull’uomo, ma anche sull’ambiente: esse possono, infatti, alterare il sistema ormonale e riproduttivo umano, ma anche danneggiare l’ambiente. Per di più, dal momento che non sono biodegradabili, continuano a inquinare anche quando vengono introdotti nell’ambiente domestico. Greenpeace, al fine di rispondere a questa situazione disastrosa per la natura e per la persona, ha lanciato la campagna Detox: un impegno concreto per liberare il settore della moda dalle sostanze tossiche entro il 2020. In seguito è nata anche ZDHC (Zero Discharge of Hazardous Chemicals), una coalizione di grandi aziende e realtà artigianali con gli obiettivi comuni di eliminare queste sostanze tossiche e ridurne i consumi, promuovere processi trasparenti nelle lavorazioni, avviare una formazione in senso green, sviluppare processi operativi per definire buone pratiche. Oggi quindi, fortunatamente, vi è una maggiore attenzione all’ambiente dagli operatori del mondo della moda.
Moda ecosostenibile con i Green Carpet Fashion Awards
Un’altra iniziativa in senso ecosostenibile per il mondo della moda è quella dei Green Carpet Fashion Awards, i cosiddetti “Oscar della moda sostenibile“. I premi, alla loro seconda edizione nel 2018, si sono tenuti al termine della Settimana della Moda di Milano nella bellissima cornice del Teatro della Scala. L’obiettivo era quello di riconoscere i pionieri che stanno facendo la differenza nel settore, con l’impegno di avviare da subito un cambiamento nel mondo della moda attraverso iniziative o attività maggiormente sostenibili. L’industria del lusso in Italia, d’altronde, è sempre più sensibile alle tematiche ecosostenibili nell’ottica di migliorare la filiera produttiva, nel rispetto della persona e del pianeta. I cambiamenti non devono più riguardare solamente la produzione in sè degli abiti, ma anche e soprattutto lo stile di vita (ad esempio i comportamenti di consumo) per una moda realmente sostenibile e riciclabile.
Un esempio concreto, quindi, di vera e propria moda etica. Da sfondo ai Green Carpet Fashion Awards c’era un tappeto non rosso ma verde, dove tantissime realtà e vip hanno sfilato per dimostrare l’attenzione del settore alla natura. L’impegno, ancora una volta, è quello di adottare uno stile di vita ecosostenibile.
Moda ecosostenibile, il riciclo creativo in una tesi di laurea
Un ulteriore esempio di comportamento virtuoso nel mondo della moda italiana è il progetto “Racing Upcycling“, avviato dal laureando Guglielmo Meleleo insieme al marchio Speedo. Lo studente di Fashion Design dello IED (Istituto Europeo di Design) ha infatti realizzato una tesi di laurea sul riciclo creativo, dove ha utilizzato le cuffie e i costumi da gara del brand Speedo che sarebbero stati destinati al macero, per creare una collezione di 6 abiti femminili. La collezione si chiama “Perpetual Artwork” e vuole, appunto, mostrare i vantaggi del riciclo creativo applicato al mondo della moda. I materiali forniti a Guglielmo da Speedo sono stati quindi trasformati in tre abiti interamente realizzati con costumi e cuffie Speedo, mentre per gli altri tre lo studente ha utilizzato alcune parti dei prodotti forniti dal brand. Nelle creazioni di Gugliemo si pongono al centro l’importanza dei tessuti stessi e le caratteristiche della loro lavorazione. Il tema dell’ecosostenibilità, d’altronde, è da sempre un impegno di Speedo. Il marchio, infatti, aveva già realizzato alcune collezioni con tessuti riciclati: la linea di watershort per il mare e la gamma H20 Active, da indossare in piscina e in palestra. La tesi di laurea di Guglielmo rappresenta un bellissimo esempio di collaborazione tra marchi del fashion e mondo studentesco, che insieme possono contribuire a rendere il settore della moda più attento all’ecosostenibilità.
La sostenibilità, nel settore tessile, deve dunque essere considerata nelle sue tre valenze: ambientale, sociale ed economica. Attenzione nelle sostanze utilizzate nei processi produttivi, tutela della persona e un occhio alla qualità sono fattori che rendono il mondo della moda maggiormente sostenibile ed etico.
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