Da sempre l’innovazione ha necessitato tempo per essere apprezzata ed accolta. C’è sempre una prima fase in cui essa trova resistenza; abbiamo già sentito frasi simili a:
- perché devo salire su quel trabiccolo che vola? Ci sono già navi ed automobili…
- Computer? Troppo complicato, io mi trovo bene con calcolatrice e macchina da scrivere…
- cosa me ne faccio dell’e-mail? Ho già il fax…
Oppure categorie che l’innovazione la osteggiano e la respingono perché lede i propri interessi.
Ricordiamo come:
- i cinema hanno accolto e le VHS?
- Blockbuster ha accolto Sky?
- i ristoranti hanno accolto i fast food?
- i tassisti hanno accolto UBER?
- gli hotel hanno accolto AirBNB?
Ed ultimo in ordine di tempo come le banche e la finanza in generale hanno accolto i bitcoin e le criptovalute, decisamente l’ultima e più importante innovazione tecnologica?
Dal 2014, quando Bitcoin ha iniziato la propria scalata, il mondo finanziario ha cercato in tutti i modi di screditarlo.
Il Sole 24 in un celebre articolo del 10 Settembre 2015 definiva il Bitcoin a 100$ come una bolla speculativa, oggi vale 20.000$ ed è considerato un bene rifugio.
Annaspando su tale argomento ormai inattaccabile, la critica si è spostata sul consumo energetico.
Effettivamente Bitcoin è energivoro ma dipende a cosa viene paragonato. L’estrazione (informatica) di bitcoin consuma molta energia, ciò è inconfutabile. L’anidride carbonica equivalente (CO2e) emessa da Bitcoin è di ben 44,1 milioni di tonnellate, ma:
- l’oro e la gioielleria 144
- il settore finanziario 1.368
- l’industria militare 2500
senza contare i milioni di morti che l’estrazione di oro e pietre ha comportato e comporta, per non parlare dell’industria militare…
Inoltre le aziende che fanno mining (in termine tecnico l’estrazione informatica) di Bitcoin hanno come unico costo, a parte l’hardware ovviamente, proprio l’energia quindi da anni stanno cercando (e stanno riuscendo) di convertire i consumi in energie rinnovabili quale l’idroelettrico ed il solare.
Poi c’è chi fa meglio dal punto di vista di sostenibilità ambientale: l’Ethereum di Vitaliy Dmitrievič Buterin che due settimane fa è passato dalla Proof of Work (il mining come bitcoin) alla Proof of Stake, un sistema completamente diverso di conio della criptovaluta basato non su di complicati calcoli matematici (che consumano energia perché fanno lavorare le schede) bensì su garanzie economiche.
Non sappiamo se la sicurezza del sistema sarà la medesima ma quantomeno la sostenibilità ambientale ringrazia…
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